Un 2020 in profondo rosso e un 2021 iniziato con quasi 4 mesi di nulla e che lascia ancora troppo spazio alle incertezze per parlare di vera ripresa. Il rapporto Fipe sulla ristorazione 2020 è, nella descrizione della stessa associazione, un vero e proprio bollettino di guerra, anche se ora i ristoranti ripartono dopo un 2020 disastroso. I dati parlando di oltre 243.000 posti di lavoro persi tra strutture ricettive e di ristorazione. La metà di queste perone erano assunte a tempo indeterminato, e sono state costrette a licenziarsi perché, con il blocco dei licenziamenti da parte delle aziende e una cassa integrazione “che arrivava a rilento o non arrivava del tutto “, come ha detto il direttore del centro studi Fipe Luciano Sbarga, sono stati costretti a cercare altre strade o, quantomeno, ad avere così il trattamento di fine rapporto.
Persi 31 miliardi di euro
E se nel 2020 tutti noi abbiamo cucinato di più, molto di più, e la spesa alimentare in casa è cresciuta di 6 miliardi di euro, quella in bar, trattorie, ristoranti, è crollata di 31 miliardi di euro e ha fatto così ritorno ai livelli del 1994, 26 anni fa. Nell’annus horribilis del Covid il 97,5% delle imprese ha registrato un calo di fatturato che, per oltre 6 ristoratori su 10, ha superato il 50% del volume d`affari rispetto al 2019. I ristori del Governo? Decisamente insufficienti per quasi il 90% degli imprenditori.
La pandemia ha cambiato profondamente il rapporto tra consumatori e pubblici esercizi: a luglio 2020 la colazione rappresentava il 28% delle occasioni di consumo fuori e a febbraio 2021 è al 33%. Per le cene, invece, c’è stato un calo dal 19% all’11%. Di fatto, a febbraio 2021 colazioni, pranzi e pause di metà mattina hanno costituito l’87% delle occasioni di consumo, con la quasi scomparsa della cena fuori. Un cambiamento iniziato con il lungo periodo di quarantena dello scorso anno, che ha modificato radicalmente i consumi degli italiani.
Insomma, il rapporto Fipe fotografa i dati peggiori di sempre. Guardando al passato c’è ancora rabbia per una gestione dell’emergenza che sembra avere penalizzato ingiustamente il settore della ristorazione. Ma anche guardando al futuro c’è tanto pessimismo: l’indice di fiducia degli imprenditori di settore nel primo trimestre del 2021 è crollato del 68,3% e i fatturati sono comunque previsti in calo di almeno il 20%.
Cosa prevede il Dl Riaperture
Eppure, una luce in fondo al tunnel si intravede: il Dl Riaperture approvato lunedì 17 maggio dal consiglio del Ministri ha tracciato una road map che prevede dal 19 maggio la riduzione di un’ora del coprifuoco (che scatterà alle 23). Dal 7 giugno il coprifuoco scatterà alle 24 e dal 21 giugno liberi tutti, il coprifuoco sarà abolito. Giusto in tempo per le vacanze estive. Dal primo giugno sarà anche possibile per i ristoranti e i bar accogliere i clienti all’interno, negli spazi al chiuso, ovviamente rispettando le norme di sicurezza stabilite dal Governo.
E, se secondo il rapporto Fipe i ristoranti ora ripartono dopo un 2020 disastroso, il nodo resta il turismo: se non dovesse esserci la ripresa auspicata dei flussi turistici, l’estate potrebbe non apportare il sollievo economico sperato. E, in attesa dei vacanzieri, sui conti in rosso dei ristoranti pesa lo smart working, che ha lasciato deserti gli uffici e, con essi, le pause pranzo. Insomma, secondo la Fipe la ripartenza vera per il settore non arriverà prima del 2022 e ci vorranno circa 5 anni per tornare ai livelli pre Covid”.