Morbide colline ricoperte di vigneti, un cielo basso rivestito da nebbia sottile, un aroma di vino per le strade di Barolo, di tartufo per quelle di Alba. Sono le Langhe, nel cuneese, territorio che insieme al Monferrato e al Roero è stata iscritto nell’elenco dei beni paesaggistici considerati dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. I miei tre giorni in questo territorio sono stati giorni leggeri (finalmente) e trascorsi in fretta tra una visita al birrificio Baladin, una alla cantina Marchesi di Barolo, l’ottimo cibo e le vie lastricate di Alba. Già l’arrivo all’aeroporto di Caselle è un colpo d’occhio, con la corona delle Alpi e la punta aguzza, quasi seghettata del Monviso che circondano il torinese. Poi il viaggio in auto lungo una campagna dai colori autunnali infuocati e struggenti. La mia stagione preferita, la più amata. Per chi volesse visitare il territorio l’Ente turismo Langhe Roero è un punto di riferimento importante dove troverete tutte le informazioni che potrebbero servirvi.
Quindi Barolo, un paesino dominato da un castello severo (oggi Museo del Vino) dove le cantine si susseguono senza sosta (per approfondire visitate il sito del Consorzio di tutela). Paese che fa del turismo enogastronomico il suo asse portante, Barolo è un piccolo centro che ha dato il nome a una delle denominazione di origine protetta tra le più importanti d’Italia e più note al mondo: il Barolo Docg. Un vino che è il vanto dell’Italia all’estero, battuto nelle aste da Hong Kong a Londra, che nasce dall’uva Nebbiolo che circonda Barolo a cominciare dalla prestigiosissima collina del Cannubi, dove il costo di un ettaro di vigneto supera il mezzo milione di euro.
Cantine e centro abitato sono un tutt’uno, da Boschis a Damilano, da Conterno agli Antichi poderi dei Marchesi di Barolo. Una cantina, quest’ultima, che vanta oltre due secoli di storia e che oggi è guidata dal patron Ernesto Abbona. La cantina conserva ancora 4 botti dell’Ottocento, restaurate dalla famiglia e ancora oggi utilizzate nella vinificazione delle uve provenienti dai circa 120 ettari di vigneto dove vengono coltivati i principali vitigni di Langhe, Roero e Monferrato. Cuore della produzione i Baroli che nascono dalla collina del Cannubi e da altre aree della Docg con una mano sempre attenta alla massima espressione dei terroir. Fare una passeggiata nella cantina, accompagnati da Ernesto Abbona, tra barrique, vasche in cemento, legni francesi e acciaio, aiuta a comprendere le difficoltà e il fascino di un mestiere che ha raggiunto il complesso punto di equilibrio tra la modernità delle tecniche utilizzate e il rispetto della tradizione, dalla vigna alla bottiglia.
Punto di riferimento e cuore pulsante delle Langhe è Alba, città di imprenditori e di eccellenze gastronomiche, sia dal punto di vista dei prodotti, sia dei protagonisti della cucina: dallo chef Enrico Crippa con il suo ristorante Tre stelle Michelin a uno dei più famosi maestri pasticceri italiani, Luca Montersino. Impossibile non parlare del tartufo bianco d’Alba o tartufo pregiato: il Tuber magnatum pico è venduto a cifre comprese tra i 2000 e i 3000 euro al chilo e il suo profumo inconfondibile permea tutta Alba, dove si tiene ogni anno ad ottobre la Fiera del tartufo bianco. Richiestissimo anche nei ristoranti, dove una ‘grattata di tartufo’ costa in media 35 euro, si sposa perfettamente con i ‘tajarin’ 36 tuorli, sottilissimi fili di pasta il cui impasto è fatto con 36 tuorli, con la fonduta di fontina e soprattutto con le umili uova in cocotte. Impossibile tacere i formaggi (tome, robiole, erborinati) e la nocciola gentile del Piemonte (da cui nasce la famosa torta di nocciole di Alba), come anche la produzione di marron glacé e marroni naturali.
Ma le Langhe non sono solo terra di vino e tartufo: il paesino di Piozzo può vantare il birrificio artigianale più famoso d’Italia, Baladin, nato da una intuizione di Teo Musso e che oggi produce oltre 350mila bottiglie di birre che hanno come unico filo conduttore la sfrenata fantasia di Teo e del suo staff. Il birrificio è diventato oramai un fenomeno globale, visto che ha aperto anche a New York, ma visitare i locali da cui tutto è partito rende ancora perfettamente l’idea di come dalla testardaggine appassionata di un visionario come Teo sia potuto nascere ciò che oggi è Casa Baladin a Piozzo e Open Baladin con sedi a Roma e Torino. Una realtà che si può sicuramente definire capostipite del boom dei micro birrifici italiani, che oggi sono oltre 500. Eppure in casa Baladin non ci si siede sugli allori e ancora si lavora per arrivare ad avere una filiera 100% italiana, dai campi d’orzo in Sicilia fino all’imbottigliamento. Un fenomeno che è partito da Piozzo (Teo vive ancora all’ombra del suo paesino), dove la piazza principale è dominata da un lato dall’eclettica Casa Baladin (ristorante imperniato sulla birra con stanze trasognate in un edificio storico recuperato) e dall’altro dalla Birreria Baladin, il cosiddetto ‘tendone’ dove Teo serviva le prime crepes immaginando il domani e dove oggi si suona ancora tutte le settimane musica dal vivo.
2 commenti
Cara Ada
innanzitutto complimenti per il tuo sito.
Io sono della zona di Alba e sono davvero contenta ed orgogliosa che tu abbia fatto un articolo in proposito.
Nei prossimi giorni posto qualche ricetta tipica 8es. torta nocciole, bonet…)
a presto
Ciao Chiara, grazie e benvenuta nel mio blog! Se posti il bonet avvertimi, perché ancora non ho trovato una ricetta che mi piaccia e punto tutto sulla tua! A presto, Ada. Ps, le Langhe sono magnifiche, ma non devo dirlo certamente a te!