La ceramica sarda di Walter Usai è un work in progress: nel suo laboratorio si è sempre in bilico tra la più pura tradizione sarda e una innovazione che passa per un rigoroso minimalismo nelle forme e il brillio di colori puri, quasi liquidi. Walter è ceramista per destino e per scelta: ad Assemini, un piccolo paese nell’entroterra di Cagliari, prosegue il lavoro del padre Elvio e del nonno Efisio.
Dalle sue mani, oggi, escono suppellettili e oggetti che portano la storia della ceramica sarda in giro per il mondo, oltre il mare, in terre lontane come il Giappone o l’Australia. Gli occhi azzurri di Walter vedono lontano, oltre la tradizione fittile sarda di cui conosce ogni segreto. Vedono un futuro proiettato verso la modernità. Vederlo lavorare è un privilegio: guardate il VIDEO girato nel suo laboratorio di Assemini. Ma non lasciatevi ingannare dalla apparente semplicità con cui Walter crea i suoi oggetti.
Entrando nel laboratorio si vede sia la parte espositiva sia quella di lavoro: l’argilla, proveniente dalla Toscana, giace in un angolo. Apparentemente è morta, una materia grigia e inerte, ma tra le mani di Walter – con l’aiuto dell’acqua – diventa creatura viva, morbida e cedevole: al tornio si espande, si allarga, si alza. Sembra che respiri. Con pochi tocchi Walter fa un decoro sul bordo di una “xivedda”, la ciotola in terracotta in cui si impasta il pane. Poi incide una pavoncella sul fondo di una “freguera”, la ciotola in terracotta dove si fa tradizionalmente la FREGULA SARDA (guarda il VIDEO della produzione della fregula). Infine, crea una meravigliosa “Brocca nel vento” o una delle sontuose “Brocche della sposa”, figlie della più pura tradizione ceramica sarda.
L’estro di Walter non si ferma alla decorazione: ci sono i disegni tracciati a mano libera sugli oggetti (lui dice che non gli piace dipingere, ma non gli crediamo affatto). C’è la scelta dei colori azzardati e brillanti per le ceramiche più moderne, o la creazione di forme originali per servizi di piatti o caffè fatti su richiesta.
L’80% di ciò che si produce oggi nel laboratorio ceramico Usai di Assemini è fatto su ordinazione: il che non vuol dire che si producano solo grandi servizi di piatti per occasioni particolari, ma anche una semplice xivedda in terracotta richiesta da una anziana del luogo per preparare, come si faceva anticamente, la fregula o il pane per la settimana. Nonostante l’amore di Walter per la ceramica minimale e moderna, oggi gli oggetti più venduti sono ancora la brocca della sposa e la freguera. Due degli oggetti più tradizionali della storia della ceramica sarda.
Non è raro trovare nel laboratorio di Walter anche il padre Elvio, che lontano dai suoi forni e dall’argilla proprio non riesce a stare, nonostante egli dica che ormai il laboratorio è affidato a Walter. Nel pieno della sua attività Elvio riusciva a fare 800 pezzi di ceramica alla settimana, lavorando 7 giorni su 7 ed è stato uno dei migliori ceramisti di Assemini e non solo. Oggi che ha ceduto la bottega al figlio, nonostante finga di avere tirato i remi in barca, è ancora una presenza fondamentale. La sua esperienza e le storie che racconta, come anche gli scherzosi battibecchi con Walter, sono uno dei motivi per i quali visitare il laboratorio.
I forni, grandi e imponenti, sono sempre accesi. Giorno e notte. Oltre 800 gradi di temperatura per cuocere la ceramica lentamente, per fissare i colori, per renderla eterna. Oggi ci sono i timer, che regolano la temperatura dei forni. Ma un tempo bisognava controllare ogni ora, e alzarsi la notte, più e più volte, per verificare che la temperatura fosse quella corretta.
Nel tempo, Walter ha traslato le forme e i concetti della ceramica sarda tradizionale verso una interpretazione più moderna, minimalista e spartana. I decori diventano meno ricchi e più fluidi, quasi dei tagli ornamentali. I colori cambiano e trionfa la monocromia: sono colori vivaci, brillanti, diversi dal solito. Uno straordinario alternarsi dei colori Pantone più belli, opachi o smaltati: verdi speziati, rossi accesi, blu cobalto, viola e verde acido. Le forme si semplificano: dalla gallinella tradizionale alla gallinella versatore, dalla brocca della sposa alla brocca al vento. Le splendide anfore anulari diventano più snelle e con decori a voluta meno pesanti. I nomi restano in sardo: frasku, stangiada, xivedda, freguera: la tradizione sarda si rinnova in uno stile contemporaneo.
Tutta la ceramica sarda che esce dalle mani di Walter Usai è modellata al tornio, come potete vedere nel VIDEO. A partire dall’argilla grezza, l’oggetto prende vita girando velocemente tra le dita del ceramista. Non ci sono stampi e ogni pezzo è diverso dall’altro. Sulla forma vengono eseguite decorazioni sempre a mano: che siano graffiti o decori sovrapposti, è impossibile trovare due oggetti identici.
Assemini, piccolo centro nel cagliaritano, è storicamente specializzato nella produzione ceramica, laddove per ceramica si intende la terracotta modellata al tornio. Le botteghe ceramiche sono numerose e la tradizione di famiglia si rinnova ancora di generazione in generazione. Anche se i tempi cambiano e quelle botteghe che fino agli anni Novanta erano 17, oggi sono appena sette. Quattro artigiani lavorano ancora al tornio, gli altri sono decoratori o acquistano il prodotto semilavorato e lo decorano oppure si appoggiano a chi lavora al tornio. Chi lavora la ceramica ha un’età tra i 40 e i 50 anni, alcuni hanno anche parecchi anni di più ed è difficile, se non impossibile, trovare un apprendista, qualcuno che voglia davvero imparare quest’arte che richiede amore e sacrificio. Anche perché i prezzi di vendita della ceramica in Sardegna non sono quelli del resto d’Italia. Sono più bassi.
Ma la ceramica sarda, come quella di Walter Usai non si fa solo ad Assemini. Nell’isola diversi sono i centri di produzione della ceramica: da Dorgali a Siniscola fino ad Oristano e Sassari. Tutti accomunati dall’uso della argilla come materia prima, modellata al tornio o a stampo, e dall’utilizzo di motivi e colori tradizionali. Un mondo tutto da scoprire.