Il pomodoro siccagno è chiamato “oro rosso di Sicilia”: cresce senz’acqua , “in asciutta”, nell’entroterra siciliano, a una altitudine media di 800 metri sul livello del mare. Qui, nelle basse Madonie, le estati sono caldissime e secche. Con temperature che di giorno superano i 40 gradi, ma con una buona escursione termica tra il giorno e la notte. La sua coltivazione è antichissima, ma ha corso il rischio di essere dimenticato. E’ presidio Slow Food dal 2012 con il nome di Pomodoro Siccagno della Valle del Bilìci. E’ coltivato tra Marianopoli, Valledolmo, Sclafani Bagni, Alia, Vallelunga e Villalba, tra le province di Palermo e di Caltanissetta. In questo VIDEO sul mio Canale YouTube potete vedere la coltivazione e la trasformazione del pomodoro siccagno. E se a settembre voleste fare una vacanza siciliana alla scoperta delle meraviglie culturali ed enogastronomiche della mia isola, date una occhiata agli 8 ITINERARI SICILIANI DA NON PERDERE.
Pomodoro siccagno siciliano: gusto e caratteristiche
L’espressione “pomodoro siccagno” indica un metodo di produzione e non una tipologia di pomodoro. La varietà di elezione per la produzione del pomodoro siccagno, l’oro rosso di Sicilia, è il pomodoro pizzutello. Altre varietà tipiche locali sono un piccolo pomodoro tondo, un pomodoro costoluto e a una tipologia di pomodoro datterino. In comune, una colorazione rossa e intensa che riflette la lunga permanenza al sole. A causa del caldo e della mancanza di acqua, le piante sono basse, sofferenti, con pochi frutti. Per lo stesso motivo, però, il risultato di questo tipo di coltivazione è unico al mondo: in questi pomodori tutto è più intenso e concentrato. Dalle vitamine (A e C) al grado zuccherino fino agli antiossidanti. In particolare, il contenuto in licopene dell’oro rosso di Sicilia è tre volte superiore a quello di un pomodoro normale.
La cooperativa Rinascita e l’oro rosso siculo
Nel nostro giro per la Sicilia dell’entroterra delle basse Madonie, tra campi di grano, ulivi e vigne, siamo stati alla cooperativa Rinascita di Valledolmo, fondata nel 1977. Nata per tutelare il reddito di un vasto bacino di agricoltori locali che coltivavano il pomodoro siccagno, la Cooperativa oggi trasforma direttamente il pomodoro siccagno in passata, estratto, pelati, sughi pronti. Sia a marchio sia conto terzi (per il 30%). Così, grazie a un accordo con alcune catene di distribuzione, l’oro rosso di Sicilia riesce ad arrivare sulle tavole di tutta Italia.
Lo scorso anno sono stati trasformati circa 8.000 quintali di pomodoro siccagno: durante una buona annata il siccagno rende tra 80 e 100 quintali ad ettaro. E, in totale, gli ettari coltivati sono circa 80: una produzione di nicchia ma rappresentativa di un territorio da sempre vocato all’agricoltura. L’estate del 2021, però, sarà ricordata come una annata da dimenticare. Le altissime temperature diurne, con l’afa notturna, protratte per giorni, hanno gravemente danneggiato la coltivazione dei pomodori. Come anche quella della vite e degli ulivi.
La raccolta dei pomodori, che maturano a scalare, ovvero non tutti nello stesso periodo (ma comunque tra la fine di luglio e la fine di settembre), è fatta interamente a mano. Il pomodoro viene poi lavorato entro 24 ore dalla raccolta: viene selezionato, in base a calibri e tipologie, lavato, sbollentato, spellato e poi trasformato in passata, pelati, estratto.
Il video della produzione e trasformazione del pomodoro siccagno
Gli agricoltori, però, già guardano al futuro: entro l’anno sarà costituito un Consorzio di tutela per portare avanti la richiesta della Dop (Denominazione di origine protetta). In questo VIDEO sul mio Canale YouTube potete vedere la coltivazione e la trasformazione del pomodoro siccagno, con una breve intervista a Vincenzo Pisa, giovane presidente della cooperativa Rinascita. Vincenzo è convinto di avere tra le mani un prodotto unico, in grado di diventare uno dei simboli dell’agroalimentare made in Sicilia nel mondo. Oltre a rappresentare un valido reddito per gli agricoltori locali.
I campi di pomodori, bruciati dal sole, si notano appena in mezzo ai vasti appezzamenti di grano e agli ulivi. Quello di Valledolmo è un territorio affascinante, dove si produce una pasta profumata e di alto livello, la Vallolmo, fatta con grano 100% siciliano. Qui si coltivano tumminia (timilia), perciasacchi e russello. Oltre a una ricca produzione di legumi che ha la sua punta di diamante nella lenticchia di Villalba, anch’essa presidio Slow Food. Pasta dunque, e pomodoro: l’essenza del ‘mangiare siciliano’, per non dire italiano.